CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA
NAZIONALE DELLA FEDE
ACCADEMIA DEI LINCEI
INDICE

La validità delle ordinazioni anglicane
CHARLES MOREROD OP
Riassunto

Il libro del P. François von Gunten OP (1997): La validité des ordinations anglicanes.
I teologi e i pastori cattolici parlano della validità delle ordinazioni anglicane dal 1553 (missione del Cardinale Pole) al 1896, anno nel quale la Apostolicae Curae di Leone XIII dichiara che le ordinazioni anglicane "sono state del tutto invalidate e sono assolutamente nulle". Il libro del P. von Gunten presenta questa storia e fornisce in appendice i documenti in lingua originale. Molti libri e articoli sono stati pubblicati nel centenario della Apostolicae Curae.

Presento prima il problema teologico della validità di un'ordinazione, poi la storia dei successivi esami delle ordinazioni anglicane, gli argomenti che vengono usati in questo contesto, e infine proverò a fare un piccolo status quaestionis attuale.

Il problema teologico della validità di un'ordinazione. Quello che è necessario per un ordinazione in genere:
un vescovo, un membro del Collegio che succede al Collegio degli Apostoli dunque che era stato ordinato lui stesso da un vescovo
volendo ordinare un prete nel senso inteso dalla Chiesa (intenzione)
impone le mani (materia, secondo il rito attuale della Chiesa Cattolica) e dice la preghiera d'ordinazione (forma)
su un uomo battezzato
che vuole essere ordinato prete nel senso inteso dalla Chiesa (intenzione).

Il rito esprime la fede e l'intenzione della Chiesa per la quale si fa l'ordinazione. Nel caso delle ordinazioni anglicane, il rito è stato cambiato.
Che cosa implica? Si devono esaminare due aspetti: l'intenzione con la quale è stato cambiato il rito, e se nel nuovo rito si perde il significato (cf. San Tommaso d'Aquino, Summa Theol., IIIa, q.60, a.7-8).

Storia degli esami successivi del tema.
Il P.von Gunten riassume la storia dei giudizi cattolici a proposito delle ordinazioni anglicane.
Durante il regno di Edoardo VI (1547-1553), la Chiesa d'Inghilterra si radicalizza in senso protestante. Nel 1552 appare un nuovo rito dell'ordinazione (Ordinal), che sarà il rito dal quale dipenderà l'episcopato anglicano successivo, malgrado l'interruzione di Maria Tudor. Il legato Cardinale Pole e il Papa Paolo IV fanno ordinare i ministri anglicani che erano stati ordinati con il rito del 1552. Verso il 1559 l'Arcivescovo Matthew Parker è ordinato col rito del 1552, poi usato per tutti i vescovi anglicani fino al 1662.

Roma si deve esprimere a proposito delle ordinazioni anglicane nel 1684 (un francese calvinista, poi prete anglicano, si fa cattolico) e nel 1704 (l'ex-vescovo di Glasgow si fa cattolico). Nel 1875 Roma deve paragonare le ordinazioni copte con quelle anglicane. Incontriamo sempre gli argomenti che saranno quelli di Leone XIII.
Verso il 1890, il Lazarista francese Fernand Portai e il visconte anglicano Lord Halifax prendono delle iniziative per riunire le Chiese Cattolica e Anglicana; questo implica una decisione a proposito delle ordinazioni anglicane. Leone XIII costituisce una commissione per studiare il tema storicamente e teologicamente. I membri della Commissione teologica rappresentano delle opinioni diverse. Il Papa conclude come lo sappiamo. Gli argomenti teologici.

La successione dei vescovi anglicani dipenderà dalla validità delle ordinazioni con il rito del 1552. Prendo uno dopo l'altro i criteri spiegati all'inizio.
Dal punto di vista dell'intenzione, dobbiamo conoscere l'intenzione non soltanto di alcune persone, ma della comunità ecclesiale nella quale si celebrano le ordinazioni. Questa intenzione viene espressa dal rito. Nella Chiesa cattolica del 1552, la materia dell'ordinazione del prete era la traditio instrumentorum, che gli anglicani hanno sostituita con l'imposizione delle mani. Questo di per sé non significa l'invalidità; si deve sapere con quale intenzione la materia è stata cambiata.
Le parole dette dal vescovo durante l'ordinazione (la forma) secondo il rito dei 1552 non si riferiscono più al sacrificio della messa. Il rito potrebbe avere un significato cattolico implicito, come alcuni riti orientali. Ma il rito anglicano è stato cambiato appunto per esprimere una dottrina diversa. Questa intenzione della sua nascita sarà l'argomento principale di Leone XIII.

Nuovi elementi dopo il 1896.
Dal 1931 accade molto spesso che un vescovo della Chiesa Vecchio Cattolica prenda parte all'ordinazione di un vescovo anglicano. Nell'ipotesi che un vescovo anglicano sia stato ordinato validamente, rimane il problema della sua intenzione quando egli ordinerà degli altri con il rito anglicano. Nel 1985, il Cardinale Willebrands vede la possibilità di riconoscere la validità dl una ordinazione conferita nel futuro da un vescovo con il rito anglicano, nel contesto di una professione di fede che dia un senso cattolico al rito. Per giungere a questa professione di fede, tre punti rimangono (cf. Cardinale Cassidy et P. Yarnold): l'ordinazione delle donne, l'autorità nella Chiesa, l'Accordo di Porvoo fra anglicani e luterani.
L'ordinazione delle donne può essere il segno di un altro modo di concepire il sacerdozio e la liturgia.
Un'autorità, al servizio dell'unità di fede nella Chiesa, dovrebbe dare agli anglicani la possibilità di una dichiarazione di fede, per esplicitare il significato dei loro riti.
L'Accordo di Porvoo suggerisce due problemi: 1° la successione apostolica (interruzione delle ordinazioni danesi, dunque norvegesi e islandesi), 2° il modo luterano di concepire il ministero (dunque il significato del rito).

Conclusione. L'argomento centrale per la decisione di Leone XIII di non riconoscere le ordinazioni anglicane è l'intenzione legata alla nascita del rito del 1552.
Nel 1998, dal punto di vista della successione apostolica, il fatto che alcuni vescovi vecchio cattolici ordinano dei vescovi anglicani, tutti con un'intenzione cattolica, può significare che alcune ordinazioni anglicane siano valide. Ma in ogni caso si tratta di alcuni casi individuali, e non di un contesto ecclesiale.
Dal punto di vista del rito, una professione di fede comune potrebbe cambiare la sua "nativa indole". Alcuni problemi rimangono: l'autorità nella Chiesa (dunque la possibilità di una professione di fede che tolta l'ambiguità del rito anglicano), l'ordinazione delle donne e la relazione fra anglicani e luterani (che riguardano la dottrina del sacerdozio).



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