CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA
NAZIONALE DELLA FEDE
ACCADEMIA DEI LINCEI
INDICE

L'Archivio storico della Congregazione
per la Dottrina della Fede

Mons. Alejandro Cifres,
Direttore dell'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede

Riassunto

La Congregazione per la Dottrina della Fede custodisce l'Archivio della antica Sacra Congregazione del Sant'Uffizio, della quale è continuatrice. Inoltre essa custodisce l'Archivio della estinta Sacra Congregazione per l'indice dei Libri Proibiti, le cui competenze assunse nel 1917, ed altri fondi minori, fra cui spicca quello del Tribunale del Sant'Uffizio di Siena.

L'Archivio occupa una parte importante del Palazzo del Sant'Uffizio: in tutto si tratta di 27 sale, 17 delle quali sono in tutto o in parte adibite a deposito di materiale archivistico, e 9 di esse contengono documentazione che possiamo chiamare storica. La consistenza approssimata dei fondi è di 4.500 pezzi, per un totale di circa 610 metri lineari. Quanto al fondo del Sant'Uffizio, non è facile distinguere sempre fra parte storica e parte corrente, se non per un criterio strettamente cronologico. Infatti, un archivio è considerato storico o di deposito, quando le sue carte hanno esaurito la loro utilità presso l'ente che le ha prodotte. il nostro Dicastero però, per il suo lavoro odierno, si serve non tanto di rado della documentazione dei secoli passati, dato il valore permanente di molte questioni trattate. Questo fatto fornisce un'importante chiave per capire i diversi ordinamenti che l'Archivio ha avuto lungo i secoli, e per cercare di ricostruirli in modo scientificamente corretto.

In effetti, la Congregazione si è sempre avvicinata alle carte del suo passato con un approccio di natura giurisprudenziale. Di fronte, cioè, ad un determinato affare o problema, l'interesse del Dicastero è sempre stato quello di riassumere ciò che in passato si è fatto o detto a proposito di casi o questioni simili, nella preoccupazione di garantire, non una ripetizione servile delle stesse idee o decisioni, ma uno sviluppo organico dell'insegnamento e della disciplina. Tale approccio ha determinato il modo di tenere, ordinare e conservare le carte nel passato, e costituisce oggi un ostacolo al momento di riordinare e descrivere l'Archivio per renderlo intelligibile agli studiosi. Quanto al contenuto del fondo, da una parte troviamo le grandi serie che raccolgono pratiche di materia più o meno omogenea, molte delle quali - costituite in diversi momenti della storia del Dicastero - continuano ancora oggi ad esistere come serie correnti. Fra queste si deve rilevare la serie degli Acta Sancti Officii, ovvero dei Decreti della Congregazione. È una serie sostanzialmente completa, che inizia con l'anno 1548 e prosegue fino a noi, con qualche lacuna. La serie raccoglie sistematicamente le decisioni prese dai Cardinali Inquisitori alla presenza o in assenza del Papa, e comunque con la Sua approvazione. Così, essa costituisce la fonte principale per la conoscenza della storia della Congregazione, della sua attività e composizione e dei suoi autorevoli pronunciamenti. Fra le altre grandi serie tuttora vive, va segnalata quella della Censura Librorum, la quale dal 1570 raccoglie cronologicamente ordinati tutti i fascicoli riguardanti l'esame dei libri sottoposti al giudizio del Dicastero. Qui si possono trovare, le lettere di denuncia, i voti dei qualificatori o consultori, e le decisioni, che spesso rimandano, allorquando si tratta di condanne o espurgazioni, alla Congregazione dell'Indice.
Altre serie tuttora correnti, risalenti alla fine del cinquecento o ai primi anni del seicento, sono quelle riguardanti i Dubbi sui diversi Sacramenti, meritando fra queste speciale menzione le serie dei dubbi sul Matrimonio. Tralasciando alcune serie minori, ne vanno rilevate ancora due che hanno un'importanza particolare per la storia della Congregazione: la serie dei Iuramenta, (1575-1905), grazie alla quale si può avere notizia delle diverse persone che hanno ricoperto cariche, magistrature o impieghi nel Dicastero, e quella denominata Privilegia Sancti Officii, contenente tutte le norme, disposizioni e notizie che hanno attinenza con la vita interna dell'Istituzione, anche nei suoi aspetti più quotidiani e materiali.
Oltre alle serie ancora vive, la maggior parte del materiale archivistico antico si trova raggruppato attualmente nella cosiddetta Stanza Storica. Essa ha una storia particolare. Durante la Repubblica Romana (1848-49), papa Pio IX diede ordine di mettere al sicuro i documenti dell'Inquisizione, oppure di bruciare quanti di essi risultassero pericolosi se cadute in mano ai rivoltosi. Nel 1851 l'Archivio fu quindi trasportato al Palazzo Apostolico, nei cui soffittoni fu sistemato per preservarli dal pericolo. Quando, anni più tardi, tornarono alla propria sede le serie di archivio che allora erano di uso corrente, il resto del materiale antico rimase ancora per un tempo ammucchiato senza ordine in quei soffittoni. Nell'autunno del 1901 si procedette al recupero di queste carte antiche. Il laico Pietro van den Eerenbeemt ne diresse il trasporto e sistemò personalmente nell'allora chiamata Stanza Quarta tutto il materiale fino a quel momento conservato in Vaticano. Egli ordinò i faldoni, li numerò con un sistema topografico e li inventariò' in modo sommario, ma abbastanza preciso. Inoltre iniziò l'elaborazione di un indice di materie, che fu completato negli anni '40 dall'archivista gesuita Wilhelm Hentrich.
Così la Stanza Storica costituisce oggi un ordinamento fattizio di contenuto miscellaneo, ma che conserva quasi tutte le serie antiche e altri fascicoli indipendenti dalle serie che si descrivono nei vecchi inventari, se si fa eccezione per le serie processuali. Segnalerò ora, a modo di esempio, le serie e dossier davvero notevoli.
La serie delle Lettere degli Inquisitori è composta da circa 225 volumi di corrispondenza ed altre carte riguardanti le sedi locali dell'Inquisizione, sia dello Stato Pontificio che degli stati esteri peninsulari più Malta ed Avignone. Circa 200 volumi si riferiscono alle grandi controversie teologiche sorte dopo il Concilio di Trento, come quelle sul valore del ministero petrino, e l'infallibilità papale, o il problema della potestà della Chiesa; più di cento volumi sono dedicati al Giansenismo; altri ai conflitti con la facoltà di Lovanio; al Sinodo di Pistoia, alla recezione della Bolla "Unigenitus", alle controversie sull'Immacolata Concezione della Vergine Maria, ecc. Più di 200 faldoni trattano questioni relative al falso misticismo; al Quietismo e le teorie di Miguel de Molinos e della sua cerchia di "spirituali" a Roma; alla questione della venerazione di persone non canonizzate, ecc. Più di 130 volumi si riferiscono a questioni relative all'ambito di competenza della Congregazione di Propaganda Fide: problemi di intercomunione, il problema dei riti cinesi, o affari riguardanti i missionari e i quesiti posti sulle più svariate materie da parte dei Vicari apostolici in territorio di missione. Oltre 120 pezzi riguardano gli ebrei, i quali, in quanto non battezzati erano esenti dalla giurisdizione dell'Inquisizione e quindi esclusi dalla possibilità di essere soggetti a processo per eresia. Tuttavia la Congregazione si occupava di numerose questioni che si riferivano alla situazione dei ghetti e i diritti degli ebrei, che spesso si rivolgevano alla Santa Sede per ottenere protezione. Altri faldoni riguardano diversi problemi con i giudaizzanti, e la questione del battesimo dei bambini di origine ebraica.

Tralasciando altri serie minori, bisogna far riferimento alle carte collegate con l'attività propriamente giudiziaria della Congregazione. Come si dirà più tardi, la quasi totalità delle serie criminali, ovvero i processi, si persero a Parigi o al tempo della Repubblica Romana. Tuttavia si riuscì a recuperare dal deposito parigino alcuni processi importanti come quello dell'arcivescovo di Toledo Bartolomè de Carranza, del Cardinal Morone, del Vescovo Soranzo, del protonotaro Carnesecchi, del Conte di Cagliostro e vari altri. In tutto sono più di 100 volumi, il cui contenuto è in parte conosciuto e pubblicato sulla base di altre fonti esterne. È anche da rilevare in questa sede un'altra cinquantina di volumi relativi a processi vari per usura, poligamia, sodomia, sollecitazione, sortilegi, superstizione, magia, ecc.
Oltre alle grandi serie archivistiche sopra menzionate e alla Stanza Storica c'è da segnalare un altro fondo antico, costituito dalle serie giurisdizionali e amministrative, attinenti alla giurisdizione civile dell'Inquisizione sui possedimenti sotto il proprio controllo. Sono circa 300 faldoni e filze che dovrebbero essere di notevole interesse per lo studio della storia civile ed economica del Lazio. Quanto alla domanda di quanto e cosa manca dall'Archivio del Sant'Uffizio rispetto a come esso era prima degli sconvolgimenti dell'epoca napoleonica e della Repubblica Romana, in passato si è tentato da parte di autorevoli storici ed archivisti di valutare tali perdite sulla base del materiale oggi sparso in altri archivi, oppure delle relazioni stese dai funzionari vaticani al tempo del recupero dell'Archivio dal deposito parigino (1816-17). Tali tentativi, senz'altro apprezzabili, non possono però fornire una visione completa senza il ricorso all'ispezione diretta del contenuto odierno dell'Archivio e allo studio comparato degli inventari precedenti e successivi al trasporto di Parigi.
Dai rapporti interni degli archivisti dell'epoca e successivi si può avere notizia abbastanza precisa di ciò che si perse a Parigi o che comunque non tornò quando il recupero. Non è invece tanto facile sapere quanto si recuperò di fatto rispetto al patrimonio precedente. In ogni caso si potrebbe ipotizzare che, a parte le carte processuali e alcune altre cose importanti, come i carteggi, la maggior parte dell'Archivio tornò sostanzialmente intero ed è ancora fra noi, pure con lacune significative.
In ogni caso, è sicuro che a Parigi si persero quasi tutti i volumi relativi alle serie Criminali, sostanzialmente le serie dei Processi, più di 3.600 volumi numerati, e delle Sentenze, eccetto quei pochi processi celebri di cui si e parlato sopra. Così a Parigi si persero, a dir degli archivisti dell'epoca, due terzi del contenuto dell'Archivio. Fra le altre cose che non tornarono mai da Parigi si devono rilevare come importanti le serie di Minutari e Lettere della Congregazione. La distruzione di carte processuali da parte della stessa Congregazione peraltro è un fatto che si è verificato purtroppo anche in altre occasioni, soprattutto in momenti di pericolo, quando il timore che gli incartamenti relativi cadessero in mano ai nemici della Chiesa, con il conseguente rischio per la reputazione dei colpevoli che si erano presentati spontaneamente o per la sicurezza dei denuncianti e testimoni ancora viventi. Così successe negli anni 1798,1848, 1860, 1870 e 1881. Comunque sia stato di queste perdite l'esperienza del contatto diretto con la documentazione suggerisce che forse le carenze dell'Archivio non sono tutte da attribuire a quegli eventi. Altro è infatti constatare le mancanze reali, e altro è attribuirle soltanto alle perdite subite lungo le vicende sopra ricordate. Dal punto di vista archivistico, si può pensare che molte delle mancanze, soprattutto all'interno dei fascicoli, siano conseguenza dello stile proprio della prassi del Dicastero: la mancanza di una sola sede fissa per le sedute delle diverse istanze; l'abitudine da parte dei diversi funzionari di tenere presso le proprie abitazioni le carte su cui lavoravano, lasciandole spesso al momento della morte ai loro eredi; la riduzione al minimo di verbali, note e appunti, e anche la persuasione di non aver bisogno di conservare se non quella documentazione che poteva essere utile a risolvere i casi simili presentatisi in seguito, o perfino la coscienza di trattare materie talmente delicate e rischiose, che forse era meglio non documentare troppo. In definitiva, un archivio incompleto, forse già in partenza, che fornisce pero', per quel che conserva, preziosissime testimonianze della vita e dell'attività del più importante Dicastero del governo centrale della Chiesa.

Quanto all'Archivio dell'estinta Congregazione dell'Indice, esso fu custodito nel Convento della Minerva fino al trasporto a Parigi. Da Parigi nel 1816 l'Archivio tornò integro: 227 faldoni. Probabilmente ai primi di questo secolo il fondo fu trasferito al Palazzo della Cancelleria, fino al deposito nel nostro Archivio nel 1917, quando la Congregazione dell'Indice fu soppressa. La consistenza del fondo è oggi di 328 faldoni. La serie principale e, come nel caso dell'inquisizione, quella dei Decreta o "Diari", ovvero degli Atti delle sedute della Congregazione. La collezione, che è completa, è costituita da 24 volumi, di sottile spessore, il che da idea che l'attività del Dicastero non fosse molto ampia. L'altra serie principale, chiamata Acta et Documenta o "Protocolli", è composta da 143 volumi di notevole formato e spessore, che contengono la documentazione accessoria alle decisioni della Congregazione: lettere, voti, bandi stampati da fissare nel luoghi pubblici della Città, ecc. Altre serie minori, fra i quali i registri di lettere della Congregazione, le bozze dei primi Indici dei Libri proibiti, e i permessi di lettura, ecc., completano l'Archivio.

Quanto al Fondo del Tribunale dell'Inquisizione di Siena, esso fu depositato presso l'Archivio Vescovile di Siena quando il Tribunale fu abolito nel 1782 dal Granduca Pietro Leopoldo. Nel 1911 fu trasportato a Roma. Il fondo, che consta di circa 225 pezzi, deve essere ritenuto sostanzialmente completo. La serie principale è costituita dai 85 faldoni rilegati di Processi. Una seconda, di 57 volumi, è chiamata "Cause". Altri faldoni di minor formato sono Lettere, vecchi Indici, Registri, Libri mastri, Copialettere, Cataloghi dei Patentati, Diari delle Congregazioni, ecc. A parte questo materiale rilegato, il resto è formato da pacchi di lettere (1579-1778), e di testi originali di molto diversa natura, sottoposti al Tribunale per la censura prima della stampa.

Da quanto detto si possono tirare alcune conclusioni:
1a. A parte per l'aspetto strettamente giudiziale, la composizione, competenza, attività, prassi, e i grandi affari e questioni trattati dal Dicasteri nei tre secoli e mezzo che coprono i fondi messi a disposizione degli studiosi, sono ben documentati e possono pertanto essere correttamente studiati, analizzati e compresi da una ricerca seria, coscienziosa e senza preconcetti.
2a. L'interesse dell'Archivio per la storia civile e della Chiesa è senz'altro notevole, e implicherà sicuramente, quando sarà sufficientemente conosciuto, un significativo cambiamento di prospettiva nella valutazione generale del ruolo svolto dalle due Istituzioni nell'epoca moderna.
3a. Se l'interesse storico di questi archivi è innegabile, il loro interesse teologico, liturgico e canonistico non è minore, anche se finora teologi, liturgisti e canonisti si sono appena interessati ad essi.



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