CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA
NAZIONALE DELLA FEDE
ACCADEMIA DEI LINCEI
INDICE

Ciò che la storiografia (o piuttosto la ricerca storica)
può aspettarsi dall'apertura dell'Archivio
(della Congregazione per la Dottrina della Fede)

WOLFGANG REINHARD

Riassunto

Il lavoro dello storico è come un puzzle o anche come la realizzazione di un mosaico romano. A volte mancano alcuni pezzi centrali e l'immagine resta un frammento misterioso. Da ciò nasce la più semplice e minima aspettativa degli storici, in relazione all'apertura di questo archivio. Noi vorremmo infatti: trovare le tessere mancanti onde completare l'immagine della storia.

Il potenziale di questo materiale d'archivio mi sembra però essere talmente grande, da consentirci di nutrire grandissime speranze. Per continuare in senso figurato, gli storici non solo inseriscono le tessere al posto giusto si spera - ma creano anche degli schizzi, che dovranno esser poi pazientemente realizzati nel modo già citato. Anche in tal senso l'archivio ci potrebbe prospettare possibilità del tutto nuove. Si potrebbe trattare nientemeno che della reintroduzione della teologia, oppure - usando un'espressione della storia profana - della cultura inserita nella storia - la cui immagine fu troppo a lungo caratterizzata dalle prospettive politiche degli atti della Segreteria di Stato.

Il raffronto rappresenta una via maestra per gli storici: In questo caso consentirebbe l'accesso ad uno degli eventi più importanti della storia moderna europea, ossia lo sviluppo delle diverse culture confessionali, dopo la Riforma e dopo il Concilio di Trento, che la ricerca tedesca definisce "confessionalizzazione". Per cultura non si intendono soltanto i prodotti intellettuali ed artistici dell'élite, ma anche quelle norme interiorizzate senza riflettere, e che regolano il comportamento dell'uomo comune, così come i codici simbolici, con i quali ci si orienta nel mondo, e quelli linguistici, mediante i quali si comunica.

Questo archivio consente di studiare le diverse culture confessionali al di qua ed al di là delle Alpi, addirittura nella sua concretezza. Perché l'Inquisizione aveva un occhio sugli heretici Oltramontani in Italia e, per quanto possibile, anche sugli Italiani, che vivevano nell'ambiente eretico del nord.
L'archivio contiene anche fonti sull'enclave dello Stato pontificio, la città di Avignone col Contado Venassino, dove si trovava un proprio inquisitore. Questa zona fu lungamente oppressa dagli Ugonotti, i quali avevano il loro centro di gravità nel sud della Francia. Dall'altro canto questa zona ha svolto un ruolo di mediatore tra la Riforma italiana e l'innovazione della Chiesa francese.

Diversamente stanno le cose in Spagna e Portogallo, dove esisteva un'Inquisizione propria per ogni Nazione, la quale era un'istituzione dello Stato giurisdizionalista. Promettente appare il raffronto, molto facilitato dallo stato assai buono della ricerca sull'Inquisizione spagnola. Si dovrebbe iniziare con la distribuzione geografica e con l'organizzazione, includendo i dettagli procedurali e compiendo un'elaborazione sotto il profilo storico-sociale: da un lato il personale e dall'altro gli imputati e condannati, indagando sull'accettazione e, in generale, sul ruolo dell'Inquisizione nella singola società, soprattutto sull'istituzione dei familiari e - da lì partendo - arrivare un raffronto della storiografia attraverso le diverse inquisizioni. Un tale raffronto dovrebbe permettere di enucleare meglio punti comuni e differenze tra la cultura italiana, portoghese e spagnola.

Uno dei compiti centrali dell'Inquisizione spagnola e portoghese, è stata la contrapposizione con il criptoebraismo, mentre nello Stato pontificio in quanto tale veniva portata avanti una politica, che oscillava tra tolleranza e repressione. In entrambi i casi si tratta della collisione tra culture religiose diverse, ragion per cui l'analisi comparata della politica attuata dalle diverse inquisizioni nei riguardi degli Ebrei, permette di raggiungere risultati istruttivi.

Allo scontro interculturale in corso nei luoghi oltremare si attribuisce oggi, sia sotto l'aspetto secolare che ecclesiastico, un'importanza quasi mai eccessiva. Nei due conflitti fondamentali, la conquista spirituale dell'America Latina e la disputa sui riti cinesi e malabarici, si trattava della facoltà e disponibilità degli Europei, in generale, e dei missionari cattolici, in particolare, ad accettare altre culture mettendole sullo stesso piano. E' lecito sperare, che le fonti presenti in questo archivio potranno far si che le argomentazioni essenziali, ovvero quelle di carattere teologico, possano ritrovare una loro equa collocazione. Il problema determinante oggi è se la teologia cattolica e la mentalità occidentale siano davvero compatibili con altre culture.
Sul giansenismo l'archivio cura una propria sottoserie, la cui elaborazione potrà condurci in una nuova era, quando la cultura cattolico-romana non dovette più cimentarsi con le alternative protestanti, ma con quelle secolari dell'Illuminismo e del mondo moderno.



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