L’EURO: MONETA DEL CITTADINO EUROPEO
Ferdinando Cavalli
Roma, marzo 1998
Cos’è l’Euro?
L’Euro rappresenta la nuova moneta dell’Europa, quella che sostituirà gradualmente le singole monete dei Paesi partecipanti, realizzando uno degli obiettivi fondamentali dell’Unione Economica e Monetaria: non più, quindi, lire italiane, marchi tedeschi, franchi francesi e così via, come parti di un paniere di monete, come è accaduto per l’ECU, ma un’unica moneta effettiva, utilizzata come mezzo di pagamento ed in grado di realizzare una stabilità duratura nel sistema monetario comunitario.
Quali i benefici ed i costi della moneta unica?
L’introduzione dell’Euro comporterà la realizzazione di un’unica area in cui le politiche monetarie dei vari Paesi aderenti, sempre più interdipendenti e convergenti fra loro, consentiranno al sistema Europa di uscire dall’attuale anomalia che vede la contrapposizione tra libera circolazione delle persone, dei beni e dei capitali da un lato, ed il persistere di zone monetarie separate dall’altro. L’abolizione di tali zone e dei relativi interessi particolaristici porterà ad una maggiore stabilità del nostro sistema economico: l’Euro si porrà a pieno titolo quale protagonista delle relazioni monetarie mondiali accanto al dollaro ed allo yen.
Stimolando lo sviluppo economico dell’Unione, la nuova moneta permetterà al mercato unico europeo di realizzare tutte le proprie potenzialità, svincolandolo dagli oneri e dalle distorsioni legati al rischio di cambio tra le varie monete nazionali.
Si creerà, inoltre, una politica monetaria e di bilancio più stabile ed in grado di assicurare la costanza dei prezzi, evitando speculazioni legate alla svalutazione e/o rivalutazione delle divise. La stabilizzazione dei tassi d’interesse a livelli più bassi permetterà uno stretto controllo dell’inflazione, favorendo così lo sviluppo e la crescita dell’impiego.
I risparmiatori avranno a disposizione molti più strumenti finanziari: essi potranno investire i loro soldi nel "supermercato Europa", che offrirà loro una gamma di prodotti più ampia ed internazionale. Tali prodotti non avranno rendimenti inferiori: se da un lato, infatti, i tassi d’interesse saranno più bassi, dall’altro il contenimento dell’inflazione permetterà loro di non essere erosi dall’aumento dei prezzi. I rendimenti dei titoli di stato in Euro, ad esempio, saranno più solidi e duraturi, perché rifletteranno dei conti pubblici risanati ed un’economia capace di investire e di crescere.
I lavoratori, pagati in moneta solida, al riparo dall’inflazione, potranno proteggere il potere d’acquisto dei propri salari. Essi, ad esempio, potranno decidere di chiedere soldi a prestito per l’acquisto di una casa avendo sotto controllo i relativi costi.
Le imprese, non più soggette ai rischi di cambio, potranno effettuare investimenti più sicuri puntando sull’innovazione tecnologica e sulla qualità dei prodotti, creando così nuova ricchezza ed occupazione. Esse saranno finalmente al riparo dagli effetti delle supervalutazioni e delle svalutazioni che ancora oggi minacciano la loro competitività, costringendole, in alcuni casi, a delocalizzare i propri impianti produttivi in Paesi esterni alla Comunità, con gravi danni al mercato del lavoro e dell’occupazione. Con una moneta stabile, esse saranno più competitive anche grazie ad una maggiore semplicità nella gestione dei propri mezzi finanziari, alla trasparenza dei prezzi ed all’accesso al mercato internazionale dei capitali.
Ai benefici si contrapporranno, soprattutto nella fase transitoria di sovrapposizione dell’Euro, anche dei costi quali, ad esempio, quelli di riorganizzazione delle banche, delle imprese e dell’amministrazione pubblica.
Ma ancora più importante è il costo "d’entrata" nell’Euro, costo che i vari Partners europei stanno già pagando. Il riferimento diretto è al rispetto dei parametri stabiliti a Maastricht: un costo particolarmente oneroso, visto il perdurare di una fase di lenta ripresa economica in gran parte del continente europeo. Questa situazione in Italia, ma non solo, sta comportando forti tensioni sociali, soprattutto per i riflessi che tali politiche del rigore comportano in termini di rilancio del mercato del lavoro e, quindi, dell’occupazione. Tale prezzo è necessario per garantire la stabilità della nuova moneta e lo stato di salute dei Paesi membri: infatti, solo assicurando una bassa inflazione e l’ordine nei conti pubblici, attraverso una sana lotta al deficit pubblico, possono crearsi le basi per una stabilità duratura. Questa attenzione, anche in termini prospettici, è fondamentale: basti pensare al fattore demografico dell’invecchiamento della popolazione, che riguarda quasi tutti i Paesi membri dell’Unione e che comporterà spese crescenti per pensioni e cure mediche, che dovranno essere fronteggiate evitando, per quanto possibile, di intervenire con nuove e maggiori tasse e puntando, nel contempo, ad una razionalizzazione della spesa pubblica.
A tali costi, direttamente percepiti dal cittadino europeo, si contrappone il costo della perdita della sovranità nazionale sulla politica monetaria: un costo al quale sono sensibili soprattutto le classi politiche dirigenti. Ma tale sovranità è, in realtà, un’illusione per un Paese che appartiene ad un mercato finanziario e commerciale unico. La necessaria collaborazione nelle politiche economiche, monetarie e sociali, rappresenterà il volano dell’Euro che, grazie alla sua liquidità e ad un mercato finanziario efficace, diverrà nuovo protagonista nei mercati finanziari internazionali.
L’Euro: strumento di coesione sociale e politica.
L’introduzione della moneta unica comporterà, dunque, un cambiamento nelle politiche economiche e monetarie dei vari Paesi aderenti; affinché tale unione monetaria possa avere successo, occorrerà una partecipazione attiva di tutta la società e ciò implicherà il coinvolgimento di ogni singolo cittadino europeo.
Tale coinvolgimento deve partire dalla convinzione che l’Euro non può né deve essere considerato come mero strumento di pagamento e, quindi, solo nelle sue implicazioni economiche e monetarie. Troppo spesso il dibattito sull’Euro si limita alla doverosa, ma non per questo completa, analisi in termini di costi e benefici, ovvero di perdita e/o guadagno per il singolo Paese: si discute, ad esempio, della citata limitazione della sovranità nazionale e dei costi per i cittadini e spesso questi ultimi finiscono per avere atteggiamenti di tipo populista, anche per mancanza di una informazione e di una sensibilizzazione in grado di trascendere dai tecnicismi (vedi il rispetto dei parametri di Maastricht).
L’unione monetaria rappresenta, in realtà, una preziosa occasione di coesione sociale fra i cittadini europei: la possibilità, per essi, di divenire protagonisti in una fase storica caratterizzata dal processo di mondializzazione sia dell’economia che della comunicazione. Tali processi di globalizzazione trovano l’Europa ancora non preparata a causa dei propri nazionalismi.
Spetta, dunque, al cittadino europeo confrontarsi con le sfide di fine millennio, aprendosi anche culturalmente ai propri partners comunitari e rilanciando la matrice culturale europea, ricca di particolarismi ma ben distinta dalle culture dominanti.
Tale slancio deve passare per una maggiore apertura e flessibilità mentale. L’Euro permetterà, in tal senso, di facilitare l’attitudine a viaggiare nei vari Paesi dell’Unione; entrando in contatto con gli altri cittadini europei, impareremo sempre più ad interagire con essi.
Il rilancio dell’Unione Monetaria deve, quindi, accompagnarsi a quello della cultura: gli stessi sistemi scolastici sono chiamati a rispondere a tali nuove esigenze con l’introduzione di didattiche sensibili all’europeismo e con programmi di interscambio che diano occasione ai giovani di vivere in prima persona il loro ruolo di cittadini europei.
E’ solo con tali sforzi che i nostri Paesi saranno in grado di creare una futura classe dirigente capace di rilanciare ed ampliare i valori ed i principi ai quali i padri del Federalismo Europeo si sono ispirati quando, all’indomani del secondo conflitto mondiale, posero le basi per cambiare il corso storico del nostro continente.
BIBLIOGRAFIA
- "The European Finance Convention and the Euro Week" (11’ Convention Annuale) Lussemburgo 24-28 novembre 1997. Atti della Convention.
- "L’Euro: des monnaies communautaires à la monnaie européenne" 80 question-réponses sur les enjeux de l’europe monétaire. Promeuro (Association des citoyens pour la promotion de la monnaie européenne).
- "L’Euro, concrètement". Brochure esplicativa della Banque Générale du Luxembourg. Lussemburgo, 1996.
- "Euro: préparation pratique des Entreprises" . Price Waterhouse - Association pour l’union monetaire de l’Europe (AUME), Paris; 1996.
- Breve guida all’Unione Monetaria Europea. Banca Commerciale Italiana, settembre 1996.
- Corriere della Sera, marzo 1998 aa.vv.
- Il sole 24 ore, articoli economici sull’Euro. Marzo 1998 aa.vv.