LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO
NEL MEDITERRANEO
Roma, novembre 1997
Cristina Giudici
Rachele Rutili
La questione della libera circolazione delle persone allinterno dellUnione Europea è stata a lungo al centro di un delicato dibattito internazionale avente per oggetto la sicurezza e lordine pubblico. Con la firma della convenzione di Shengen, ma soprattutto con il riconoscimento nel trattato di Amsterdam dell"acquis" di tale convenzione, il dibattito è arrivato ad un importante punto di arrivo. La libera circolazione delle persone è diventata uno degli elementi cardine dellunificazione europea, mentre lattenzione del dibattito si è spostata sulla questione delle migrazioni internazionali. In particolare, dato il consistente flusso migratorio proveniente dai paesi del bacino del Mediterraneo, si rivela necessario lapprofondimento degli studi sulla situazione demografica ed economica dellarea in questione, al fine di migliorare il controllo del fenomeno migratorio, attraverso nuove iniziative di integrazione e di cooperazione che si sviluppino tra singole regioni ed enti locali.
1 - La transizione demografica nel bacino del Mediterraneo*
LUnione Europea può essere considerata unarea demograficamente piuttosto omogenea, lo stesso non può dirsi, almeno nel breve periodo, a proposito dei paesi dellEuropa Mediterranea; la crescita demografica dellEuropa meridionale nel 1990-95 è stata pari allo 0,1%, contro il 2,3% dei paesi dellAfrica settentrionale (ONU, 1995). Considerato che un incremento demografico dell1% porta una popolazione a raddoppiare nel giro di settantanni, se i tassi di accrescimento attuali si mantenessero costanti negli anni a venire, i paesi europei raggiungerebbero un risultato del genere solo nel corso di 700 anni. Al contrario, un tasso di crescita pari al 2,3% portaerebbe al raddoppio della popolazione in soli trentanni.
Un tale incremento demografico è particolarmente significativo se si considera la superficie relativa dei diversi paesi: le aree con superficie più estesa non sono sempre le più densamente popolate, al contrario, frequentemente a superfici più estese si associano densità di popolazione più deboli.
La differenza più evidente, da un punto di vista demografico, tra i paesi a Sud e al Nord del Mediterraneo è data dalla struttura per età della popolazione (tab.2). La piramide delle età dei paesi europei è infatti sempre più influenzata dallevoluzione della mortalità. In particolare, lallungamento della speranza di vita alla nascita porta allaumento del peso relativo dei gruppi di età più avanzata. Il fenomeno, accanto alla diminuzione della fecondità, accelera il processo di invecchiamento della popolazione europea.
Tab. 1 - La popolazione del Mediterraneo, dati chiave
Note: (1) Numero di nati vivi per 1000 abitanti a metà anno. (2) Numero annuale di decessi per 1000 abitanti a metà anno
(3) Tasso sti sociali" ed altri passivi, questo contributo positivo pu finire totalmente "divorato", soprattutto nei paesi del Sud produttori di droga organica o semiorganica, la cui importanza potrebbe diminuire o cessare se si mantiene la tendenza e le condizioni della "corsa" verso le droghe "disegnate".
Legalizzazione?
L'interrogativo che si pone in quale misura sarebbero ratificati o modificati i parametri economici o sociali presentati nel caso di legalizzazione della droga, accompagnata eventualmente dall'introduzione di un sistema pilota medico-sociale.
Aumenterebbe il consumo, favorendo così la crescita del mercato di stupefacenti? Non semplice un pronostico e le opinioni sono molto divise.
Secondo la maggioranza degli specialisti il consumo aumenterebbe all'inizio, per poi stabilizzarsi e diminuire. L'aumento della domanda, per, prima limitato e poi decrescente, non si tradurrebbe in un allargamento del mercato nel senso di un incremento del volume di affari; al contrario, il volume finanziario del mercato diminuirebbe decisamente a causa della drastica caduta dei prezzi e potrebbe addirittura crollare. Da un punto di vista economico, il mercato si contrarrebbe notevolmente.
L'attivo pi importante che potrebbe originare una legalizzazione sarebbe una riduzione dei "costi sociali"; costi determinati solo in minima parte dall'uso di narcotici in s, ma attribuibili in gran parte alla repressione collegata al sistema attuale. Senza tale repressione, a detta di esperti, la tossicodipendenza potrebbe essere controllata considerevolmente meglio. Sarebbe, soprattutto, ostacolata la corsa verso le droghe sintetiche, provocata dall'innalzamento dei prezzi delle droghe organiche in conseguenza della repressione; comunque diminuirebbe considerevolmente il numero dei veri "drop-outs", persone totalmente perse per la societ.
Costi sociali evitabili deriverebbero per la diminuzione della popolazione carceraria. Negli USA ogni 100.000 abitanti 311 sono in carcere, in Germania 74, in Giappone 42. Dei 311 detenuti negli USA 66 sono stati condannati per traffico o consumo di stupefacenti, e i restanti 245 sono coloro che hanno commesso delitti per finanziare la loro droga. Negli USA la persecuzione antinarcotici mette dietro le sbarre pi persone del totale dei carcerati in Giappone.
Nonostante i successi nella lotta contro i gruppi ed i cartelli della droga, oggi le persone che lavorano nella narcoeconomia sono in aumento.
La dipendenza dalla droga, unita alla dipendenza dal denaro, tanto potente che nessun esercito del mondo sufficientemente forte per imporsi definitivamente. Un potere economico libero da ogni controllo si concentra nelle mani dei magnati della droga e dei cartelli che agiscono a livello internazionale, un potere assai pi pericoloso in cooperazione e collegamento con il crimine organizzato internazionale. Anche questo una conseguenza della repressione.
Per la liberalizzazione potrebbe avere conseguenze molto sorprendenti: probabilmente il rapporto tra attivi e passivi si capovolgerebbe quasi totalmente; il prodotto sociale mondiale si ridurrebbe notevolmente; i paesi produttori non avrebbero pi nessuna crescita indotta dal narcotraffico; verrebbero soppressi milioni di posti di lavoro; i paesi in via di sviluppo sarebbero fin dall'inizio i grandi perdenti della legalizzazione; la formazione di capitale retrocederebbe; il debito estero provocherebbe di nuovo pi problemi.
Dall'altro lato, si fermerebbero le tendenze alla concentrazione, mentre la liquidit, il flusso monetario ed il tipo di cambio potrebbero essere controllati meglio.
Queste conclusioni sono, per, affrettate. Lo sviluppo economico-nazionale dipende dalla direzione che prenderebbero i capitali liberati. Con la fine del mercato nero della droga non sparirebbero, visto globalmente, n il potere d'acquisto che lo sostiene n il capitale che lo finanzia. Allora, dove saranno indirizzati?
Qui molte domande restano in sospeso. Se fosse possibile indirizzarli verso nuovi campi sifica UNDP per lo sviluppo umano, che tiene in considerazione parametri quali reddito, educazione, speranza di vita alla nascita);
* tutti hanno motivi impellenti per ricorrere a qualunque fonte di valuta pregiata senza scrupoli di provenienza;
* forte indebitamento estero con percentuali altissime sul PNL (unica eccezione la Colombia, che serve il proprio debito senza eccessive difficolt, grazie alla sua economia abbastanza dinamica);
* la divisione internazionale del lavoro tra i paesi rispecchia fedelmente le differenze economiche;
* la democrazia appare molto fragile e non solo un problema di forma di governo: nessun paese pu vantare una grado accettabile di rispetto dei diritti umani, con forme di abuso che variano dalla mancanza di garanzie processuali alla tortura ed all'assassinio "politico".
Miseria e coca
La decisione di coltivare coca ha le sue radici nella sopravvivenza; grano, ortaggi e prodotti tradizionali non sono redditizi, impossibile la loro vendita per la mancanza di vie di comunicazione; di conseguenza, la sua coltivazione spesso l'unico modo per non morire di fame.
"Esiste una forte persecuzione della polizia ed abbiamo anche grossi problemi con i compratori di pasta base che ci ingannano con i prezzi. Mi fanno ridere i gringos quando dicono che noi contadini siamo ricchi, che siamo complici del narcotraffico. Non esiste cocalero ricco n in Colombia, n in Bolivia, n in Per; inoltre siamo anche vittime del narcotraffico. Attualmente esiste una forte repressione da parte di paramilitari, esercito, polizia contro qualsiasi persona nella regione, sia o no coltivatore di coca. I paramilitari sono i peggiori: il loro obiettivo uccidere i leader sindacali. La polizia ed i militari continuano a irrorare con pesticidi e diserbanti di ogni tipo qualsiasi coltivazione, colpendo cos gravemente l'intero ecosistema: flora, fauna ed esseri umani" (Omaira Morales Ramírez, dirigente del Comit Pro Defensa de la Vida y el Medio Ambiente del Guaviare colombiano).
Ingannati dalle promesse del governo, gli indigeni pez del Cauca, Colombia, avevano sradicato le loro coltivazioni di papavero nel 1992, ma hanno ripreso a coltivarlo come unica via d'uscita dalla miseria e dall'abbandono. Queste zone (da cui, secondo la polizia, proviene il 25% della produzione totale di papavero della Colombia) sono caratterizzate da arretratezza economica e sociale e da una debole o nulla presenza istituzionale dello Stato; l'assistenza medica pressoch inesistente, la denutrizione dei bambini raggiunge indici allarmanti, la speranza di vita di un indigeno pez di 38 anni contro i 65 a livello nazionale.
La maggior parte dei pez ignora l'uso del lattice che vendono e quali siano le reti che lo esportano negli USA e in Europa una volta trasformato in eroina. Tanto meno immaginano che certe persone muoiono per consumarla, mentre loro la coltivano per sopravvivere.
La problematica della fame e della sopravvivenza di milioni di latinoamericani non pi un problema di regioni appartate ed i governi si sono visti mettere duramente in discussione dalla chiarezza del movimento popolare. Numerose manifestazioni di protesta esprimono il dramma della crisi sociale dei contadini e dei popoli indigeni.
Si susseguono, con momenti di maggior tensione e con un crescendo di partecipazione, movimenti di protesta, marce indigene, azioni dimostrative che hanno scosso la coscienza nazionale in vari paesi. L'opinione pubblica - per la grande capacit di resistenza dimostrata, la chiarezza delle richieste, la radicalit e l'enorme presenza - si rende sempre pi conto dei veri motivi delle pressioni per imporre altri ritmi e obiettivi alla politica economica e sociale dei governi.