EUROPA E FEDERALISMO GLOBALE
Introduzione alla presentazione del volume di A. Marc
Giorgio Ratti
Promossa dal CIFE in collaborazione con la Commissione Europea Roma, 8 novembre 1996
2. Da qui la lunga ricerca di Marc, cui sono dedicate in questo volume molte pagine, sulla riscoperta dell'umanesimo, sulla ricollocazione al centro dei valori filosofici, politici ed economici, della nostra Europa, della persona e della libertà, che della persona è il corollario.
Si ricollega in ciò Marc, con una forte enfasi anche sentimentale, a Péguy da un lato, e a Proudhon, dall'altro. Gli può forse essere rimproverata questa predilezione per dottrine ed autori francesi, pur non essendo Marc di origine francese, e nonostante egli si richiami anche ad altri pensatori, De Finetti è ricordato, ad esempio, nei suoi scritti.
Attraverso teoremi forse un po' complessi e parole hanno a volte un sapore dogmatico Marc ha elaborato la sua dialettica, aperta, che si contrappone a quella totalitaria, o totalizzante del marxismo, uscito dall'innesto hegeliano. Ognuno può ampiamente riconoscere oggi, nel 1996, quanto fossero profetiche le sue parole.
In questa analisi complessa del personalismo, Marc appunta la sua critica anche nei riguardi del capitalismo, o per lo meno, di un certo capitalismo, che nell'esaltazione dell'individuo (tutt'altra cosa che la persona), conduce a fenomeni disgregativi e di massificazione, in definitiva non molto dissimili da quelli osservati nelle società di ispirazione marxista.
In questo senso la risposta federalista, articolata, dialettica e quindi dinamica, con al centro delle sue preoccupazioni la persona, è più complessa della sola risposta politico-istituzionale, pur se conferisce a quest'ultima una forza particolarissima, ed una valenza quasi spirituale, che giustifica impegni e sacrifici e dà, come nel caso di Marc, il coraggio sufficiente a concepire, al di là delle difficoltà che emergono dalla politica reale un'Europa unita e federale.
L'Europa, quindi, non è fine a se stessa. Non è, come sottolinea ancora una volta Marc, una pura dimensione geoeconomica. Non interessa l'Europa "gigante", più grande degli Stati Uniti, ma è l'occasione di rinnovamento delle strutture e della società intorno a nuovi o comunque rinnovati valori. Marc parla così di federalismo globale.
Appare chiaramente, , in questo contesto, quanto sia vicino il messaggio di Ventotene, che vede nel federalismo la linea di demarcazione tra conservatori e progressisti, e come il cammino di Spinelli, di De Rougemont, di Marc, percorra lo stesso sentiero, come diceva Denis de Rougemont, verso una luce che non si spegne mai.
L'elaborazione dei concetti e la loro complessità, sono essenziali per Marc, che rifugge il semplicismo, anche se teorie ed affermazioni possono talora apparire contestabili.
La globalità stessa dell'approccio, necessaria per Marc in quanto unico è lo spirito e l'intelletto umano, coinvolge fatalmente un insieme di scienze e discipline, in cui sarebbe impossibile, per qualsiasi pensatore, raggiungere l'eccellenza. Gli specialisti della filosofia, del diritto, della scienza politica, della matematica, dell'economia, possono certo dissociarsi, criticare, forse anche deridere le incursioni di Marc sul loro terreno. Nell'era della specializzazione l'universalismo può essere facilmente accusato di semplicismo. Ma ancora una volta ciò che conta è il risultato, sono le conclusioni cui Marc perviene. Conclusioni spesso lapidarie, ma terribilmente attuali e vere. Alcune di queste sono addirittura divenute oggi degli slogans.
L'eccesso di elaborazione è dovuto a volte proprio ad una inconscia e forse non necessaria difesa di Marc contro la riduzione del suo pensiero a slogan peraltro efficacissimi.
Vorrei ricordarvi solo questi passaggi:
"Il divenire è l'essenza delle strutture federali."
"Come tutte le grandi idee l'idea federalista è molto semplice, ma non così semplice da poter essere definita in qualche parola o in una formula.
E' di tipo organico piuttosto che razionalistico e dialettico piuttosto che logico".
Oppure
"il federalismo riposa sull'amore per la complessità. Dico bene l'amore, non il rispetto o la tolleranza. L'amore per la complessità culturale, psicologica e anche economiche".
Slogans sono divenuti gli anatemi
"contro lo Stato centralizzatore", la "burocrazia galoppante", l'inflazione o meglio la "leucemia inflazionistica", come Marc già scriveva quarant'anni fa.
3. Nella parte finale del volume sono inclusi alcuni saggi dedicati agli aspetti sociali, economici e finanziari.
Si potrebbe anche qui essere tentati di contestare Marc nei dettagli, e forse anche nel fondo di alcune sue teorie, se Marc stesso non avvertisse il carattere "aperto" di questi studi ed il valore relativo delle affermazioni, che essendo motivate da una grande spinta etica, prendono talora le sembianze di sentenze.
Marc ne è perfettamente conscio. Così, quando propone di sopprimere il fisco, precisa:
"Voglio dire ridurre il peso del fisco, avere un fisco più giusto, maggiore autonomia fiscale, maggiore responsabilità fiscale".
Quanti oggi degli economisti più valenti, di qualsiasi scuola, si sentirebbero di negare questa esigenza e di avversare questa conclusione?
E anche su queste tematiche, sia pur con un argomentare forse un po' magmatico, le intuizioni di fondo contano ed appaiono centrate, ed attuali, giacchè sono il frutto di una sensibilità profonda, fondata su un umanesimo di altissimo profilo.
Tra queste intuizioni si possono ricordare: la necessità di ritrovare una solidarietà aliena dall'assistenzialismo, di liberare le forze di mercato in un quadro ordinato e quindi programmato dell'economia - facendo, diremmo oggi, politica economica, come per esempio la politica di sviluppo regionale e del lavoro-, di favorire la libera iniziativa ed il lavoro autonomo, di rivedere a fondo il sistema di protezione sociale, in modo da assicurare la copertura dei bisogni essenziali e lasciare la copertura dei bisogni meno essenziali - Marc parla di "desideri" - alla libera competizione.
Si può certo discutere, e lo stesso Marc lo ammette, delle caratteristiche del Minimo Sociale Garantito, e della pianificazione economica bizonale. Ma il servizio civile ed i lavori socialmente utili come risposta ai problemi dell'occupazione - problemi inevitabili diceva e dice Alexandre Marc, in una società telematica e robotizzata -, sono idee che si fanno strada ovunque.
4. Ognuno di noi deve quindi apprezzare il coraggio con il quale questo "vegliardo dell'Europa", continua a lanciare idee rivoluzionarie.
Il fondo della sua preoccupazione non è dissimile, in fondo diremmo noi qui in Italia, da quello della sinistra e dal cattolicesimo più illuminato.
Come conciliare i vantaggi irrinunciabili del libero mercato, con la necessità altrettanto irrinunciabile di una solidarietà svincolata dai lacci e dagli oneri della burocrazia e della politica? L'enorme indebitamento di alcuni Paesi è, secondo Marc, il risultato di una pessima e sviante gestione della solidarietà.
La risposta del federalismo sta nel ricondurre la soluzione dei problemi ai giusti livelli di autonomia e responsabilità.
Questa risposta risulta rafforzata dal fatto che il federalismo, come Marc insegna, non è una modalità politica o un fine astratto, ma è un comportamento, un modo di fare, che richiede grande rigore morale e generosità di spirito; la loro assenza vanificherebbe le stesse finalità perseguite. Queste non sono circoscritte a strutture istituzionali e costituzionali, ma ispirano semmai queste ultime, nonchè la vita ed il senso di responsabilità di coloro, che le devono gestire.
Per questo motivo all'inizio del volume decine di pagine sono consacrate agli aspetti filosofici e spirituali.
Infine Alexandre Marc torna al quadro politico istituzionale con quel giuramento a Péguy, di essere pronto a "ripartire per la seconda crociata".
In occasione di una riunione svoltasi a Nizza qualche giorno fa, con la violenza profetica che gli anni non hanno assolutamente scalfito, Marc affermava:
"La Costruzione Europea è in una fase estremamente delicata. Dietro il paravento dell'Unione Economica e Monetaria si rischia di creare una zona di libero scambio e di rinunciare alla Federazione Europea pregiudicando così ogni disegno di risposta globale in un mondo polarizzato dagli Stati Uniti e dal Giappone. Il potere politico in quest'Europa, anche con la revisione in corso del trattato di Maastricht, è troppo debole e rimarrà troppo debole.
Marc di nuovo, invitava ad agire, a pressare governanti e opinione pubblica ad andare avanti, se non altro, almeno per ora, con un nocciolo duro di Paesi disposti a farlo. Invitava di nuovo a far presto, prima che il popolo che, nel suo ideale federalista, è l'unico possibile protagonista della rivoluzione federale, ne divenga l'avversario più spietato, privo di un'ideale, disilluso da politiche comunitarie di basso profilo, infastidito da crescenti sacrifici, il cittadino europeo rischia una crisi di rigetto nei confronti della costruzione europea che sempre più si identifica nell'immaginazione popolare (ed in parte enche nella realtà) con i freddi meccanismi della tecnocrazia. Lo stesso dibattito sulla revisione dei trattati può essere percepito più come un esercizio di specialisti e di qualche politico illuminato che come il risultato di una presa di coscienza e di una chiara volontà popolare.
Ma probabilmente - ed è per questo che Marc richiama l'ipotesi di un nocciolo duro - il grado di maturità dei popoli europei nei riguardi della costruzione "europea" è ancora molto differenziato e per nulla omogeneo. In questa situazione il rischio politico è forte, sia all'interno di alcuni paesi (vedi per esempio le prossime elezioni in Germania) sia in sede di ratifica delle revisioni dei trattati, a cominciare dalla revisione in corso del trattato di Maastricht.
Giorgio Ratti