Il Congrès international de la paix del 1867 fa parte della
storia del pacifismo, anzi possiamo dire che segna la nascita del moderno
pacifismo.
Si era costituita da poco la Croce Rossa ed era nata l'Associazione Internazionale
dei Lavoratori (AIL). Lo sviluppo delle ferrovie e delle reti telegrafiche
sembrava dover avvicinare i popoli mentre la diffusione delle teorie degli
economisti libero-scambisti preludeva a sempre più stretti rapporti
tra stati.
Invece si parlava di guerra. La Prussia era in piena espansione. Nel 1866
aveva sconfitto l'Austria e adesso guardava con molta attenzione verso la
Francia mentre l'imperatore dei francesi cercava di rafforzare il fronte del
Reno.
Nell'Europa continentale della metà degli anni sessanta esisteva
una sola associazione pacifista - la Ligue universelle du bien public
- che poteva contare sull'appoggio ideale di uomini come Richard Cobden
e Victor Hugo ( protagonisti dei congressi pacifisti di metà ottocento),
di Giuseppe Garibaldi, di Frédéric Passy e Eugène Chemalé,
ma che in concreto esisteva solo nella persona del fondatore Edmond Potonié.
Nell'inverno 1866-67 una nuova agitazione cominciò a serpeggiare tra
coloro che si sentivano cittadini di una patria comune: l'Europa. I venti
di guerra che si percepivano e la corsa agli armamenti di Francia e Prussia
non potevano più essere inseriti nel contesto di guerre di liberazione
nazionale, né di guerre per l'unità, l'indipendenza, per un
governo migliore. Si stava preparando una guerra tra due popoli, tra due nazioni.
Il principio di nazionalità che aveva segnato la storia dei decenni
precedenti stava per lasciare spazio al nazionalismo che esaltava da parte
francese il Reno come necessaria <frontiera nazionale>. Ma entrambi
i popoli si preparavano a combattere <<per decidere quale dei due sia
più grande, sia più forte, abbia più sangue nelle vene>>
scriveva Felice Cavallotti, democratico radicale italiano.
Nella primavera del 1867 si sfiorò la guerra. L'Olanda aveva deciso
di vendere alla Francia il Lussemburgo. La Prussia si oppose. La protesta
popolare e una provvidenziale conferenza internazionale che si tenne a Londra
a maggio risolsero il problema proclamando la neutralità del piccolissimo
granducato.
Ed è in questo periodo di grande agitazione che - dopo i tanti appelli
e gli articoli di denuncia - si passò alle proposte di costruzione
di leghe pacifiste a dimensione internazionale.
Appare importante l'uso del termine <<internazionale>> legato
al carattere di scontro tra nazioni, dei conflitti che potevano scoppiare,
ma anche alla esistenza di una associazione internazionale dei lavoratori.
Significativo anche il fatto che tutti i progetti di questo periodo vedono
la luce in Francia.
Parigi era una città che accoglieva molti stranieri, non aveva problemi
di nazionalità e nel 1867 ospitava l'Esposizione universale. Dunque
in quella primavera del 1867 la città era un vero crocevia di popoli
di tutti i paesi, luogo ideale per la discussione e la diffusione di un progetto
come quello pacifista. Non fu però possibile organizzare un congresso
nella capitale francese anche se in quegli anni gran parte degli europei erano
convinti che proprio lo sviluppo delle conquiste tecniche e scientifiche,
il continuo progresso industriale e la crescita economica avrebbero finito
per imporre quasi automaticamente la pace tra i popoli e le nazioni.
Il Congrès international de la paix del 1867 pose per la prima
volta il problema politico della libertà e della democrazia. La prima
proposta fu fatta il 5 maggio da Evariste Mangin, il direttore del giornale
<Phare de la Loire>, che pubblicò un articolo intitolato Un
congrès de la paix in vista della conferenza che stava per aprirsi
a Londra per trovare una soluzione al problema del Lussemburgo.
Il democratico Mangin scriveva che per impedire le guerre si sarebbe dovuto
pensare ad una sorta di consesso europeo permanente. Ogni parlamento d'Europa
eletto a suffragio universale avrebbe dovuto delegare due suoi membri per
partecipare ad un congresso dei popoli. Era una idea utopistica per i tempi,
considerato l'alto numero di stati autoritari allora presente nel continente,
che si riallacciava alle analoghe proposte fatte nei precedenti congressi..
Quello che si poteva fare concretamente era convocare un congresso di delegati
in rappresentanza di gruppi di cittadini. La scelta di Ginevra come sede del
convegno era importante. La Svizzera era terra di emigrazione, terra di esuli,
di rivoluzionari e di perseguitati. Ginevra in particolare era una città
di lingua francese e di sentimenti antinapoleonici.
Garibaldi definirà Ginevra <<la Roma dell'intelligenza>>.
La proposta fu accolta con grande favore sia a Parigi che a Ginevra. L'11
giugno veniva fatto conoscere il manifesto che convocava il congresso, firmato
da numerose persone tra cui Acollas, dottore in diritto e Charles Lemonnier,
pubblicista, entrambi repubblicani e rappresentanti di due diverse tendenze.
Acollas avrebbe forse voluto costituire una sorta di partito repubblicano
europeo mentre Lemonnier che aveva vissuto l'esperienza saint-simoniana puntava
alla costruzione di un diritto internazionale.
La primavera del 1867 si caratterizzò per la generale mobilitazione
a favore della pace, per l'accavallarsi e incrociarsi di petizioni, iniziative
e appelli che finirono con il coinvolgere vasti strati della popolazione europea.
In questa atmosfera non può stupire l'ottima accoglienza che fu fatta
alla pubblicazione del manifesto dell'11 giugno.
Per Acollas e Lemonnier la pace, la democrazia, il diritto e la libertà
erano inscindibilmente legati. Interessante il ripetuto richiamo al diritto,
segno della consapevolezza che la pace ha bisogno di essere sostenuta da accordi
e regolamenti ben precisi. Ma il termine droit rievoca anche la rivoluzione
francese e il suo bagaglio simbolico.
Aderirono subito al progetto Louis Blanc, Giuseppe Garibaldi, John Stuart
Mill. Si aggregò Edgar Quinet. Aderirono i democratici tedeschi.
All'inizio di luglio il comitato organizzatore parigino precisò meglio
il programma. <<Le Congrès de Geneve a pour but de déterminer
les conditions polititique et économique de la paix entre les peuples,
et en particulier de l'établissement des Etats-Units d'Europe. Il aspire
à etre les assises de la démocratie européenne, indiquant
par ses voix les plus autorisées les éléments de cette
grande solution et donnant, au nom de l'immortelle formule de la revolution
française, le signal du réveil de la conscience. Il est temps,
pour la démocratie, de se montrer vivante et debout>>.
Viene dunque esplicitato l'obiettivo degli Stati Uniti d'Europa e il richiamo
alla rivoluzione francese è un invito a concretizzare i progetti.
Di fronte alla paura di una possibile guerra diventa urgente concretizzare
una reale alternativa.
Al comitato organizzatore parigino si affianca un secondo comitato ginevrino
presieduto da Jules Barni, che affronta una serie di questioni molto interessanti:
rapporti col movimento operaio, discussioni sulla partecipazione delle donne
all'assise ginevrina, stimolo alla formazione di comitati nazionali, propaganda.
Molte e significative le adesioni. Dopo quelle di svizzeri, tedeschi e francesi,
le adesioni italiane sono le più numerose e indicano che il sentimento
pacifista in Italia era condiviso da molti, sia tra le correnti democratiche
risorgimentali, sia nelle organizzazioni operaie. C'è da aggiungere
che non sempre è facile delimitare nettamente gli ambiti tra le une
e le altre, in quanto prevale ancora, in questo momento storico, un humus
comune che cerca di coniugare gli ideali mazziniani a quelli garibaldini.
Ed è per questo che Mazzini cercherà di non far pesare
troppo la sua ostilità a questo tipo di iniziative. Il suo rifiuto
di partecipare al Congresso di Ginevra creò però dei contrasti
con altri repubblicani sia italiani che di altri paesi europei.
L'assenza di Carlo Cattaneo, federalista convinto, sarà invece dovuta
alla sua cattiva salute e all'età avanzata.
Molto complesso il discorso che riguarda i rapporti tra i pacifisti e l'Associazione
Internazionale dei Lavoratori che vede favorevoli molti esponenti del mondo
operaio, mentre Carl Marx è duramente ostile al pacifismo - che considera
secondario rispetto alla necessità della lotta di classe - e critico
nei confronti della propaganda a favore del disarmo europeo, in presenza di
una Russia reazionaria e aggressiva. Ottiene solo non ci sia una partecipazione
ufficiale dell'AIL all'assise pacifista di Ginevra.
Non tutte le sezioni dell'AIL sono però d'accordo con Marx nel subordinare
il raggiungimento della pace alla trasformazione dei rapporti tra capitale
e lavoro. Alcune sezioni propongono di appoggiare il congresso di Ginevra
nei suoi sforzi per il mantenimento della pace e l'eliminazione degli eserciti
permanenti da sostituire con eserciti popolari. Ribadiscono che il loro scopo
è la trasformazione dell'organizzazione sociale e statale esistente
e la creazione di una confederazione europea di Stati liberi.
Gli internazionalisti presenti a Ginevra non daranno mai l'adesione ufficiale
dell'AIL né quella di singole sezioni.
Presidente onorario del congresso di Ginevra fu il generale Giuseppe Garibaldi,
simbolo della ribellione armata, della guerra giusta combattuta per la libertà
e l'indipendenza. La sua popolarità, le sue dichiarazioni in favore
della pace, i suoi stretti legami con tutto l'associazionismo democratico
e massonico europeo ne facevano il candidato ideale.
Il comitato organizzatore scrisse: << Ce nom est à lui seul le
plus net des programmes. Il veut dire héroisme et humanité,
patriotisme, fraternité des peuples, paix et liberté>>.
Garibaldi arrivò a Ginevra l'8 settembre - accolto trionfalmente -
per denunciare ancora una volta l'oppressione e l'oscurantismo papale, ammirato
della cultura della protestante Ginevra ed apprezzato dai ginevrini e da tutti
i democratici anche per la sua battaglia contro l'ultimo residuo di Stato
Pontificio.
Il congresso fu impostato in modo assai aperto e la partecipazione ai lavori
fu aperta a tutti coloro che potevano essere interessati ai temi in discussione
che erano:
1 - Le règne de la paix, auquel aspire l'humanité, comme au
dernier terme de la civilisation, est-il compatible avec ces grandes monarchies
militaires qui dépouillent les peuples de leurs libertés les
plus vitales, entretiennent des armées formidables et tendent à
supprimer les petits Etats au profit d centralisation despotiques? Ou bien
la condition essentielle d'une paix perpétuelle entre les nations n'est-elle
pas, pour chaque peuple, la liberté, et, dans leurs relations internationales,
l'établissement d'une confédération de libres démocraties
constituant les Etats-Unis d'Europe?
2 - Quels sont les moyen de préparer et de hater l'avènement
de cette confédération des peuples libres? Retour aux grands
principes de la revolution, devenant enfin des vérités; revendication
de toutes les libertés, individuelles et politiques; appel à
toutes les énergies morales, réveil de la conscience; diffusion
de l'instruction populaire; destruction des prèjugés de race,
de nationalité, de secte, d'esprit militaire, etc.; abolition des armées
permanentes; harmonie des intérets économiques par la liberté;
accord de la politique et de la morale.
3 - Quels seraient les meilleurs moyens de rendre permanente et efficace l'action
du Congrès international de la Paix? Organisation d'une association
durable des amis de la démocratie et de la liberté.
La principale tache du Congrès de Genève devra etre d'arreter
le plan et de jeter les premieres bases de cette association.
Al congresso presero parte 6000 persone, circa la metà di coloro che
avevano mandato adesioni scritte ai principi che muovevano gli organizzatori.
Tra gli intervenuti 2000 erano stranieri. Difficile fare elenchi di nomi o
di associazioni. Sappiamo però che 504 persone parteciparono l'11 settembre
all'assemblea che riunì gli appartenenti alle varie massonerie europee,
compresa quella ginevrina. Ma ricordiamo anche che tutti costoro appartenevano
anche alla galassia della democrazia europea.
I lavori dell'assise pacifista furono seguiti anche da una cinquantina di
esponenti dell'AIL.
Nei quattro giorni del congresso decine di relatori furono protagonisti di
un serrato dibattito e di un importante confronto tra le diverse esperienze
nazionali.
Gran parte dei problemi che la sinistra europea e una parte dello stesso schieramento
liberale si trovavano ad affrontare furono discussi, studiati o almeno accennati.
Un posto a parte fu quello ricoperto da Garibaldi che presentò una
serie di proposizioni e che nel suo discorso si soffermò sul dispotismo
e sulla necessità di combatterlo organizzando la fratellanza dei popoli.
Presidente effettivo del congresso fu eletto Pierre Jolissaint, consigliere
di Stato del cantone di Berna e fondatore di una sezione dell'AIL. Vicepresidente
fu Jules Barni.
Pierre Jolissaint ricordò ai presenti che erano là per gettare
le basi della santa Alleanza e della solidarietà dei popoli. Disse
anche che sarebbe stato impossibile fare altre guerre se le opinioni pubbliche
si fossero opposte energicamente. Dunque lo scopo primario dei congressisti
era di conquistare l'opinione pubblica alla pace. L'impostazione democratica,
repubblicana e federalista era di fondamentale importanza per raggiungere
l'obiettivo della federazione europea degli Stati Uniti d'Europa.
Lo storico repubblicano Edgar Quinet, in esilio dal 1851 fu il primo relatore
ufficiale del congresso, seguito dal tedesco Amand Goegg, ex ministro delle
finanze badese, un altro uomo che legava il 1848 al 1867. Anche il terzo relatore
è un esule, l'ungherese Gustavo Frigyesi, noto per i suoi legami con
l'Italia e con Garibaldi in particolare.
Tutti e tre riaffermano l'obiettivo della confederazione europea e quello
della sostituzione degli eserciti permanenti con milizie nazionali. Frigyesi
e gli italiani Garibaldi, Ceneri e Gambuzzi, ribadiscono che la guerra può
essere necessaria per preparare una vera pace <<la guerra dei popoli
contro gli oppressori>>. Tutti sanno che Garibaldi sta preparando una
guerra e dichiarano che sono con lui perché condividono gli scopi di
questo intervento.
Altro celebre oratore che parlò al congresso fu il rivoluzionario russo
Michail Bakunin che rese omaggio agli insorti polacchi di quattro anni prima
e denunciò la situazione in Russia. Bisognava eliminare gli stati centralizzati
- sostenne Bakunin - lasciando la più ampia autonomia alle amministrazioni
locali. Solo partendo da qui si potranno costruire gli Stati Uniti d'Europa.
A Ginevra per la prima volta ad un congresso pacifista, una donna ebbe il
coraggio di presentare uno scritto. Fanny Lewald-Stahr presentò dieci
articoli contro la guerra. Una seconda donna invece, la svizzera Mathilde
Champ-Renaud manderà una lettera che sarà pubblicata negli atti
del congresso.
A conclusione dei lavori viene presentata una risoluzione che impegna l'associazione
che si vuole costituire alla lotta contro le monarchie e per una democrazia
repubblicana, alla lotta contro gli eserciti permanenti e ancora alla lotta
per il miglioramento della situazione della classe operaia.
Nei giorni del congresso era però montata una opposizione forte e probabilmente
pilotata dai bonapartisti e dai cattolici, che coinvolse la stampa e disorientò
parecchi di coloro che avevano simpatizzato per il progetto pacifista.
A conclusione dei lavori nascerà la Ligue internationale de la paix
et de la liberté e a novembre 1867 uscirà il primo numero de
<<Les Etats-Unis d'Europe - Die Vereinigten Staaten von Europa>>.
Fino al 1867, scrive Michele Sarfatti, il pacifismo era una aspirazione. Dopo
quella data fu un movimento che aveva una storia.
Anna Maria Isastia